martedì 20 febbraio 2007

1.1 I mezzi per acquisire conoscenza

Un discorso epistemologico è presente all'esordio di qualsiasi trattato in India, a proposito di architettura o di grammatica o di qualunque altro argomento. Ciò perché l'epistemologia ha maglie abbastanza larghe da poter fondare discorsi di vario ambito e di diverso grado di certezza (diremmo in Occidente). Non c'è una distinzione a priori fra scienza e prassi, fra medicina e culinaria come nella Repubblica di Platone. All'inizio di ogni trattato ci si interroga infatti su quali siano i mezzi epistemici tramite i quali si è giunti alle conclusioni racchiuse nel trattato stesso. Fra i mezzi per acquisire conoscenza il primo in tutti gli elenchi è la percezione sensibile, accettata da tutte le scuole (tranne pochi scettici). Segue l'inferenza, nome che è più o meno largamente interpretato dalle varie scuole, ma che in generale indica il procedimento tramite cui partendo da una premessa
apossiamo giungere a una conseguenzab,pur senza aver acquisito ulteriori dati sensibili. L'esempio più citato è questo: Sulla montagna c'è fuoco perché c'è fumo. Come vedete, un esempio empirico, tratto dall'esperienza quotidiana e che non
costituisce un esempio di deduzione a priori (Uno dei problemi dell'inferenza aristotelica è il fatto che non esclude conseguenze formalmente corrette ma che non si danno nella realtà, del tipo "Tutti coloro che abitano in case sono mammiferi, i marziani abitano in case, i marziani sono mammiferi". Al contrario, l'inferenza indiana scarta gli insiemi vuoti fra i suoi membri). Anche questo mezzo conoscitivo è accettato da quasi tutte le scuole, tranne alcuni materialisti che pretendono di fondare tutto sulla percezione sensibile.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo sul fatto che una ragione del successo dell'inferenza in India consista proprio nell'applicazione pratica della stessa, grazie alla presenza obbligatoria dell'esempio tra i cinque elementi di un'inferenza valida. Mi pare inoltre che il frequente collegamento, da parte dei logici indiani, tra inferenza e percezione sensoria, anche nella giustificazione dell'invariabile concomitanza, mostri una loro consapevolezza del carattere induttivo dell'inferenza. Se la deduzione ha il fascino di produrre una conoscenza (più) certa, infatti, ha il difetto di produrre una conoscenza che non può essere mai più ampia di quella conosciuta attraverso la premessa. L'induzione ha invece un potenziale euristico maggiorre, sebbene la certezza della conclusione non sia mai definitiva. La produttività dell'induzione, contro la sterilità della deduzione, potrebbe essere un'altra ragione della popolarità trasversale dell'inferenza in India.

elisa freschi ha detto...

Alessandro mi permette di puntualizzare la questione della necessità dell'esempio nell'inferenza indiana.
Uno dei problemi dell'inferenza aristotelica è il fatto che non esclude conseguenze formalmente corrette ma che non si danno nella realtà, del tipo "Tutti coloro che abitano in case sono mammiferi, i marziani abitano in case, i marziani sono mammiferi". Al contrario, l'inferenza indiana scarta gli insiemi vuoti fra i suoi membri, giacché non sarebbe possibile trovare un esempio.