mercoledì 28 febbraio 2007

1.5 Partizioni all'interno della Parola come strumento conoscitivo

Riassumento, una volta ammesso che la Parola è uno strumento autonomo per acquisire conoscenza, ossia non una specie di inferenza o di percezione auditiva, essa può essere analizzata secondo queste categorie:
1) dal punto di vista dell'autorialità
–comunicazione di un esperto. Dovremo allora chiederci come definire l'esperto e come identificarlo. Si tratta di due problemi diversi, perché oltre alla definizione a priori è necessario anche immaginare che un ascoltatore possa essere in grado di distinguere la comunicazione di un esperto da quella di un non esperto. In ogni caso, la comunicazione di un esperto può riguardare ambito epistemico o ambito deontico.
-comunicazione indipendente da un autore. In India l'esempio per eccellenza è il Veda, in Occidente possiamo pensare ai nostri codici di leggi. Ai loro autori non si chiede infatti di essere creativi, bensì di essere il più possibile trasparenti. Una legge non viene obbedita o meno a seconda che il parlamentare che l'ha proposta sia esperto o meno. Anche nel caso della comunicazione indipendente da un autore, il contenuto può teoricamente essere epistemico o deontico. Di fatto, però, l'indipendenza da un autore non intacca l'autorità deontica, mentre tende a mettere fortemente in crisi l'autorità epistemica. Secondo la mia opinione, questo avviene perché le proposizioni riguardanti ciò che deve essere non sono derivabili dai fatti. Sono quindi comunque fuori dalla portata della conoscenza umana. Al contrario, le proposizioni riguardanti fatti sono, in linea di principio, alla portata della conoscenza umana. In tal caso, quindi, chi sia la persona che ne parla diviene rilevante. Nei termini di Agostino (v. cap. 1.4), l'autorità epistemica riguarda un contenuto di cui si può dire (intelligo et) scio, mentre di un contenuto deontico si deve dire (intelligo et) credo.
2) dal punto di vista del contenuto (in termini occidentali)
-contenuto epistemico, se fornisce una nozione traducibile in termini di linguaggio descrittivo. A sua volta questo può esprimere dati di fatto (esprimibili in proposizioni di cui si possa dire che sono vere o false), o valori.
-contenuto deontico, se non fornisce nozioni, ma ordini ed è quindi esprimibile attraverso prescrizioni o imperativi.
3) dal punto di vista del contenuto (in termini indiani)
-contenuto laukika (mondano, riguardante l'esperienza ordinaria).
-contenuto alaukika (trascendente, ultraempirico).
Purtroppo la partizione 2 non è del tutto sovrapponibile a 3. Da una parte, il linguaggio descrittivo per coincidere con l'ambito laukika deve limitarsi a soli dati di fatto direttamente esperibili, dall'altra è possibile che da un punto di vista indiano esistano un aspetto laukika e uno alaukika anche all'interno del discorso prescrittivo. Infatti, in India è normale l'inclusione di discorsi che non riguardino dati di fatto all'interno dell'epistemologia ordinaria.

Nessun commento: